Tra gli effetti del Coronavirus ce n’è uno sicuramente trascurato e sottovalutato ma che avrà conseguenze importanti, sia a breve sia a lungo termine, sulla salute di tutta la popolazione ed in particolare su bambini ed anziani: la regressione motoria legata al lungo periodo di lockdown e alla conseguente minimizzazione dell’attività fisica.
Si tratta di una regressione che inizialmente è funzionale, ma che per il prolungato periodo di applicazione con stimoli ridotti ha conseguenze strutturali permanenti che renderanno più difficile il recupero, anche solo parziale.
L’aumentato tempo di utilizzo di personal computer, tablet, telefonini e qualunque altro mezzo di comunicazione hanno accentuato l’incurvamento del dorso, l’accorciamento dei muscoli posteriori della coscia, la perdita di mobilità della caviglia, l’ipotrofia di tutta la muscolatura antigravitaria e la perdita di stabilità posturale conseguente alla lunga inattività.
Anche da un punto di vista psicologico è probabile che, seppur in presenza di un aumentato desiderio di libertà, il prolungato periodo di ferma e di isolamento sociale induca e consolidi abitudini che comportano una sempre maggiore minimizzazione dei movimenti: una sorta di “pigrizia motoria”, che contribuisce a trasformare quelli che una volta (le generazioni nate prima degli anni ‘60) erano i “ghepardi da savana” in “ghepardi da salotto”.
Proviamo allora a definire un piccolo vademecum, una lista di consigli per tornare all’aria aperta, massimizzando i vantaggi e riducendo il più possibile i rischi da inattività.
- Diventa indispensabile che con l’inizio della fase 2 e quindi con una maggiore possibilità di movimento all’aperto i bambini inizino a muoversi il più possibile in ambiente naturale, preferibilmente su terreni irregolari e con cambiamenti di pendenza.
- Il gioco libero in piccoli gruppi è la modalità da preferire, ma se viene notato che la segregazione ha ridotto anche la capacità di creare spontaneamente situazioni di gioco è possibile suggerire ad esempio attività come “la settimana” o giocare “a biglie”. Sono giochi che tendono a sviluppare proprio le abilità che sono state perse, come la stabilità in appoggio su piede e la mobilità della caviglia.
- In questa prima fase sono sconsigliate tutte le attività che richiedono calzature rigide, che limitano la libertà di movimento articolare della caviglia.
- Tra i giochi con la palla è meglio preferire quelli che, anche in presenza di limitate capacità tecniche, richiedono elevati livelli di mobilità e di consumo energetico. È ad esempio il caso del calcio e del rugby, ancor meglio se praticati su terreni ad elevata irregolarità. Sport molto tecnici come volley, basket e tennis richiedono la presenza di capacità tecniche almeno di livello medio per consentire buoni livelli di dinamicità. Questi sport comunque consentono bassi livelli di “grounding experience”, cioè di sperimentazione del rapporto con variazioni del terreno su cui appoggia il piede, perché richiedono di essere praticati su superfici lisce. È quindi utile abbinarli ad attività che invece consentano elevati livelli di “grounding experience”.
- Per quanto riguarda adulti e anziani anche nel loro caso è fondamentale sperimentare l’interazione con terreni irregolari e con variazioni di pendenza. In pratica invece di cercare la superficie più confortevole per l’appoggio del piede, si devono cercare le irregolarità del terreno in tutte le possibili situazioni ambientali (vie della città con differenti tipi di pavimentazione, sentieri nei parchi, strade di campagna non asfaltate). Spesso una situazione facile da trovare è quella di camminare sul bordo della strada, dove comincia lo sterrato.
- Poiché queste sollecitazioni difficilmente sono sufficienti a consentire il completo recupero della mobilità della caviglia è bene abbinarle ad esercizi di stretching dei muscoli del polpaccio ed assumere più volte al giorno la posizione accovacciata mantenendo i talloni a terra. Se non riesci a mantenere i talloni a terra è possibile mettere uno spessore sotto i talloni. L’altezza dello spessore andrà progressivamente ridotta mano a mano che la situazione migliora. Si consiglia di effettuare l’esercizio in condizioni di sicurezza, soprattutto se la persona è instabile, mettendosi con la schiena vicino ad uno degli angoli di una stanza. In questo modo sarai protetto dalle cadute all’indietro e da quelle laterali.
- Per fare in modo che il sistema propriocettivo torni ad essere l’attore principale è infine importante camminare e muoversi in ampi spazi aperti, senza alberi o altri ostacoli nelle vicinanze che possano costituire dei punti di ancoraggio per la vista. In questo modo l’effetto stabilizzatore della vista sarà escluso e il sistema propriocettivo torna ad essere protagonista.
Se i suggerimenti proposti creano significative difficoltà può essere opportuna allora una valutazione più approfondita e capire se c’è l’indicazione ad una riprogrammazione propriocettiva ad alta frequenza secondo il RivaMethod .