Cos’è?
L’instabilità di caviglia è una condizione in cui il paziente avverte una sensazione di incapacità a sopportare il peso del corpo e frequenti cedimenti della caviglia, quando cammina o corre.
A volte, è solo una sensazione fugace, altre volte possono verificarsi nuovi eventi distorsivi, che aggravano l’instabilità, o vere e proprie cadute. La causa più comune di questa patologia cronica è spesso rappresentata da una distorsione non trattata adeguatamente.
L’episodio distorsivo può causare una lesione o la rottura dei legamenti
nella parte esterna o interna oppure delle alterazioni patologiche all’interno
dell’articolazione. Questi due situazioni possono coesistere causando quella
che viene definita come instabilità cronica di caviglia.
In caso di mancato trattamento, i legamenti lesi non riacquistano la tensione che avevano prima del trauma, i muscoli stabilizzatori sono deboli e non in grado di svolgere efficacemente la loro azione stabilizzante e l’articolazione resta quindi esposta ad altre possibili distorsioni.
L’instabilità cronica può essere suddivisa didatticamente in due tipi che quasi sempre coesistono in diversa misura:
- Instabilità anatomica: causata dalla lesione completa o incompleta dei legamenti esterni o interni della caviglia.
- Instabilità funzionale: causata da un inadeguato controllo propriocettivo e dalla conseguente debolezza dei muscoli stabilizzatori. In realtà l’instabilità funzionale ha quasi sempre anche una componente anatomica rappresentata da una lassità legamentosa (i legamenti sono allungati e perdono pertanto la capacità di contribuire a stabilizzare efficacemente l’articolazione), che è solitamente il risultato di precedenti eventi distorsivi.
Le cause dell’instabilità di caviglia
Anche se la causa più frequente dell’instabilità cronica di caviglia è attribuita ad un pregresso episodio distorsivo della caviglia che ha causato i danni capsulo-legamentosi, in realtà la vera origine del problema parte da più lontano. La mancanza di interazione con i terreni irregolari e migliaia di appoggi ogni giorno solo su superfici piatte ha portato ad un progressivo indebolimento strutturale dei legamenti, della capsula, dei muscoli e dei tendini rendendoli più fragili e meno efficaci nel rispondere a situazioni ambientali inaspettate.
Come si diagnostica la instabilità di caviglia
Per ottenere una diagnosi più precisa è necessario effettuare uno o più esami radiologici tra cui: radiografie in carico, ecografia, TAC e Risonanza Magnetica che rappresenta l’esame più utile per valutare non solo la presenza di anomalie a livello di muscoli, tendini e legamenti ma anche per studiare adeguatamente lo stato del tessuto cartilagineo
Trattamento dell’instabilità di caviglia
L’instabilità cronica di caviglia deve essere sempre trattata con l’obbiettivo di ottenere il massimo livello di stabilità funzionale anche in presenza di lesioni anatomiche dei legamenti. Solo in una seconda fase, in alcuni casi selezionati, potrà essere preso in considerazione l’intervento chirurgico. Deve essere chiaro al paziente e all’atleta che l’intervento chirurgico non sostituisce tutto il lavoro necessario per ripristinare i meccanismi riflessi di stabilizzazione.
La cura con il Metodo Riva
Il Metodo Riva, come dimostrato scientificamente, permette di ottenere la più alta efficacia mai raggiunta prima in studi pubblicati a livello internazionale, riducendo le distorsioni di caviglia dell’81%.
Il Metodo Riva si basa sull’High-frequency Proprioceptive Training, un metodo di allenamento e riabilitazione che consente di ottenere un aumento del controllo propriocettivo e, di conseguenza:
- Incremento della stabilità monopodalica basata sui riflessi propriocettivi
- Aumento della forza frenante anti-distorsiva dei muscoli stabilizzatori
- Riequilibrio dell’assetto del piede nella fase aerea che precede il contatto con il suolo
- Accrescimento dell’endurance del controllo propriocettivo (mantenimento della stabilità anche in condizioni di fatica)
- Incremento della resilienza (cioè della resistenza strutturale) e dell’elasticità dei legamenti e della capsula articolare alle forze di trazione applicate durante l’evento distorsivo
Per visualizzare meglio quanto affermato proviamo a paragonare la struttura fisica in esame ad un’automobile che si muova in strada e che sia in condizioni critiche, prossima all’auto che la precede.
- Rispetto ad un normale programma di allenamento o riabilitazione, se il paziente o l’atleta è “trattato” con il Metodo Riva risulterà avere: Un miglior assetto di volo del piede, corrispondente ad un aumento della distanza dall’auto che ci precede, con quindi più tempo a disposizione per attuare le contromisure protettive .
2. Un incremento della efficacia dell’azione frenante: si riduce l’energia dell’evento distorsivo, grazie alla maggior forza dei muscoli stabilizzatori.
3. L’aumento della resilienza e dell’elasticità dei legamenti e della capsula articolare migliora la loro capacità di deformarsi e ritornare allo stato che precede l’evento senza subire danni, assorbendo l’energia cinetica che residua dopo l’intervento frenante dei muscoli stabilizzatori. E’ come se il telaio dell’auto riuscisse a deformarsi durante l’impatto assorbendo l’energia che residua dopo la frenata e ritornasse poi alla sua forma originale senza danni..
Per questo motivo il 63,3% delle squadre di basket ’NBA usano questa metodologia. Per questo motivo gli atleti NBA che utilizzano il Rivamethod con il sistema Delos segnalano che eventi distorsivi apparentemente della stessa gravità di quelli subiti nel passato sono assorbiti senza danni.
Trattamento chirurgico
L’ipotesi di trattamento chirurgico è presa in considerazione solo nei casi gravi che, dopo almeno 4 mesi di allenamento propriocettivo ad alta frequenza (HPT) ed alta densità (HHPT), secondo il Rivamethod presentino ancora una instabilità elevata, con compromissione delle attività quotidiane o dell’attività sportiva. È importante svolgere almeno 4 mesi di HHPT per consentire agli adattamenti strutturali muscolari e legamentosi di avere il tempo biologico per diventare significativi.